- Analisi del modello in gesso
- Fusione e stampaggio
- Lavorazione del pilastro ZX


LAVORAZIONE DEL PILASTRO ZX

 

Il pilastro una volta raffreddato viene posizionato sul modello, tale operazione risulta estremamente facile in quanto ZX, se ben stampato, appoggia perfettamente, non scivola e non si sposta dalla sede prestabilita.
Viene segnata su ZX la parte vestibolare e l'altezza indicativa rispetto agli altri monconi, non è importante che ZX presenti la stessa inclinazione dei monconi in quanto il pilastro ZX verrà cementato a parte


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Il motivo di segnare la parte vestibolare deriva dalla necessità di eseguire le tacche, a pilastro finito verrà fatta una tacca occlusale ed una tacca vestibolare per impedire la rotazione dello stesso all'interno dell'elemento e in particolare per fornire indicazione al clinico quando dovrà andarlo ad inserire nella fusione riempita di cemento.
La lavorazione inizia con il disco, senza esercitare eccessiva pressione, con una semplice rotazione si riesce a tagliare il pilastro ZX (in tutte le fasi di lavorazione si raccomanda l'utilizzo di un aspiratore e di una mascherina per evitare l'inalazione della polvere che si formerà durante la preparazione).
Ultimato il taglio viene segnata la tacca vestibolare per riconoscere la sua posizione in ogni momento durante la lavorazione. Le frese da utilizzare sono: frese tronco-coniche e ruotine diamantate.
In fase di lavorazione è indispensabile proteggere la base d'appoggio del pilastro che non deve essere assolutamente lavorata in quanto qualsiasi minima abrasione comprometterebbe il risultato finale, la base di appoggio non va trattata in alcun modo poiché nessun trattamento e nessun materiale levigante la riporterebbe nella stessa situazione ottenuta dallo stampaggio per fusione.
Il risultato finale non deriva dalla tecnica ma dal materiale e precisamente dalla compattezza della base di appoggio che non crea nessuna irritazione alla mucosa e risulta completamente inattaccabile da sostanze chimiche e dai fluidi orali.


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La preparazione e lavorazione del chamfer non deve assolutamente oltrepassare l'equatore del pilastro ZX, la parte sotto l'equatore deve rimanere integra come da fusione.
Procedendo con la lavorazione, vengono raccordate le pareti con la base per non creare sottosquadri poiché il moncone ZX verrà trattato come un moncone classico dove andrà adattata la fusione.  Nel moncone non viene applicata lacca, la sua lavorazione avviene al naturale.

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Durante questa fase di preparazione si possono formare delle scalfitture che verranno rimosse in seguito con un gommino.
Ora con un micro dischetto si crea la sfaccettatura vestibolare, poi quella occlusale.
L'ultimo passaggio è con il gommino per eliminare gli spigoli e le scalfitture, il gommino è del tipo primo passaggio per ceramica.
Si raccomanda sempre di non toccare mai la parte sotto l'equatore.
Verificata l'esatta posizione, operazione facilitata dalla perfetta stabilità che si avverte appoggiando il pilastro al gesso, in corrispondenza dell'orma residuata dallo stampaggio, si procede a fissare con cera il pilastro sul modello, viene usata della cera collante che lasciata cadere molto calda formerà un anello perimetrale al pilastro senza alcuna infiltrazione sulla superficie di appoggio.
Si procede all'eliminazione della cera in eccesso per evitare interferenze con la cera che verrà utilizzata per la travata. Non si deve usare lacca spaziatrice sul moncone, poiché una fusione più precisa permetterà al clinico di ottenere perfettamente l'esatta e necessaria compressione del pilastro ZX sulla mucosa. Si ricorda ancora una volta che l'esatta compressione sulla mucosa che esercita il pilastro ZX è la condizione determinante affinché questa tecnica funzioni.

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